Entra nel vivo il processo di cessione delle torri di trasmissione di Telecom Italia in Italia e in Brasile.
Secondo indiscrezioni raccolte in ambienti finanziari, la società telefonica avrebbe inviato in questi ultimi giorni alcune lettere in cui inviterebbe una lista ristretta di banche a partecipare a una gara, quello che in gergo tecnico viene definito un meccanismo di beauty contest. Alla fine del processo competitivo il gruppo guidato da Marco Patuano sceglierà due consulenti finanziari differenti: uno per gestire l’asta di dismissione delle torri in Italia e l’altro advisor per la vendita degli asset posseduti in Brasile. I nomi delle due banche, secondo i rumors, non sarebbero stati al momento ancora definiti, ma una decisione potrebbe essere abbastanza vicina.
Nel mese scorso, secondo alcune indiscrezioni, sembrava che la scelta del management di Telecom Italia fosse ormai definita sul nome del consulente: tanto che molti indicavano la banca d’affari americana Morgan Stanley per la gestione della vendita delle infrastrutture di trasmissione.
Tuttavia ora i giochi per la scelta degli advisor sembrano ancora aperti. Sul tema non è chiaro se ci sia stato un dietro-front dei manager di Telecom Italia oppure se il mandato alla banca Usa non sia mai stato concretamente formalizzato. In effetti, il nodo dell’assegnazione dell’incarico a advisor che non abbiano conflitti d’interesse o che non siano finanziatori dell’azienda telefonica non è affatto secondario.
Proprio i rumors sull’incarico a Morgan Stanley, il mese scorso, aveva infatti provocato un polverone con una pioggia di critiche degli azionisti di minoranza per la contemporanea presenza di Domenico Siniscalco, l’ex-ministro del Tesoro, alla guida di Morgan Stanley in Italia e a capo di Assogestioni, l’associazione dei fondi e degli investitori istituzionali, che proprio sulla vicenda Telecom Italia stanno cercando di esercitare pressione per vedere rispettati in assemblea i propri diritti nei confronti dell’azionista di riferimento spagnolo Telefonica.
Il mese scorso Domenico Siniscalco, proprio sulla scia di queste polemiche e in base a possibili conflitti d’interesse, aveva deciso di rassegnare le proprie dimissioni da Assogestioni. Per questi asset l’incasso previsto sarebbe superiore al miliardo di euro. Mentre il futuro delle infrastrutture in Brasile è ancora da capire, tra i pretendenti delle torri in Italia ci potrebbe essere Ei Towers, la società nata dalla fusione tra l’ex Dmt di Alessandro Falciai e la Elettronica Industriale del gruppo Mediaset. Ma tra i potenziali gruppi in gara ci sarebbero anche gli spagnoli di Abertis e diversi fondi di private equity. In gioco ci sono i circa 8mila siti di Telecom Italia sul suolo nazionale.