Resta un rebus il riassetto di Risanamento. Il Cda della società immobiliare ieri, oltre ad approvare i conti dei nove mesi (chiusi con una perdita di 36,7 milioni di euro) ha portato all’attenzione dei suoi membri l’offerta del fondo angloamericano Chelsfield per l’intero patrimonio transalpino e quella di Ponte Gadea Group per tre palazzi (quelli più pregiati) all’interno del portafoglio parigino.
Queste offerte si vanno ad opporre alla proposta, formulata in settembre dall’ex-proprietario di Risanamento Luigi Zunino, di 0,25 euro ad azione per l’83,5% del capitale in mano agli istituti, operazione che include anche il lancio di un’Opa per le minoranze.
E anche nel board di ieri non è stato chiaro quale sarà la strada scelta (cessione degli immobili parigini o adesione all’offerta che vuole lanciare Zunino) per risolvere i problemi della società, in mano alle banche dopo il salvataggio del 2009 del Tribunale di Milano sotto l’egida dell’articolo 182 bis della legge fallimentare.
La posizione tra i membri del consiglio, secondo quanto risulta da alcune indiscrezioni, ieri non è stata univoca. Alla proposta da parte dell’Ad Claudio Calabi di andare ad approfondire l’offerta di Chelsfield da 1,150 miliardi di euro, tre consiglieri avrebbero infatti votato contro: cioè il commercialista Matteo Tamburini, il consigliere indipendente Ciro Cornelli e Carlo Pavesi, rappresentante del Banco Popolare. Avrebbero, invece, votato a favore alla proposta di Calabi il presidente Daniele Discepolo, Mario Massari, Alessandro Cortesi, Fabrizio Bonelli, Franco Carlo Papa, Luigi Reale e Sergio Schieppati.
I consiglieri contrari contesterebbero infatti il risultato dei sondaggi avviati per trovare proposte d’acquisto interessanti per i palazzi parigini: per questi asset sarebbe infatti stato sondato l’interesse di 54 tra fondi e operatori immobiliari e sarebbero alla fine arrivate solo 5 manifestazioni d’interesse da parte di soggetti che si sarebbero poi defilati. Chelsfield sarebbe invece entrato in gara in una seconda fase con una proposta per l’intero patrimonio.
Ma c’è un interrogativo su tutta l’operazione. C’è da chiedersi se proprio le modalità dell’asta e il prezzo offerto, ritenuto basso da alcuni, non abbiano fatto scattare il voto contrario di alcuni membri. Tra i consiglieri che si sono opposti c’è Carlo Pavesi, che rappresenta il Banco Popolare, istituto che dall’inizio si è schierato a favore dell’offerta di Zunino proponendo di finanziarla.
Nella vicenda Risanamento uno dei nodi principali da risolvere resta proprio la posizione degli istituti bancari, che sono i principali creditori e anche i maggiori soci del gruppo immobiliare.
Se infatti il Banco Popolare è sempre stato a favore dell’operazione Zunino, dall’altro lato sia Intesa Sanpaolo sia Unicredit si sono spesso mostrati cauti in passato sul ritorno in auge dell’ex-proprietario. Un rebus che, per ora, non si è ancora risolto.