Discussioni in corso tra Yoox, partner globale di Internet retail per i principali brand della moda e del design, e il colosso svizzero del lusso Richemont. Secondo indiscrezioni, circolate nelle ultime settimane, i vertici di Yoox e di Richemont avrebbero infatti avviato trattative preliminari tramite i propri advisor finanziari e legali (a quanto risulta al Sole 24 Ore Banca Imi, Goldman Sachs, Nomura, Bonelli Erede Pappalardo e Studio D'Urso): volte alla fusione tra il gruppo italiano e Net-a-porter, operatore lusso e-commerce fondato nel 2000 e acquistato 3 anni fa dal gigante elvetico. Yoox questa mattina ha spiegato che al momento non ci sono discussioni in corso con il gruppo Richemont per una fusione con Net-a-Porter precisando di non voler commentare ulteriormente le indiscrezioni. In realta' si tratta di una smentita di facciata, in quanto le trattative sono entrate in una fase di stallo per problemi sulla governance della nuova realta'. Secondo i rumors, gli approcci tra le due società si sarebbero per il momento fermati e sarebbero ora in una fase di stallo per diverse valutazioni sul meccanismo dell’operazione. Non è tuttavia da escludere che le discussioni possano riprendere in un prossimo futuro.
E’ almeno la seconda volta che Yoox e Richemont, tramite la controllata Net-a-porter, provano a cercare una fusione. Tuttavia finora non c’è mai stato un esito positivo. Anche adesso ci sarebbero da verificare alcuni aspetti fondamentali che rischiano di bloccare l’operazione: la transazione, secondo le indiscrezioni, sarebbe stata studiata carta contro carta. Richemont diventerebbe quindi il primo azionista della nuova società, con una quota di circa il 35-40%. Nelle scorse settimane ci sarebbe stata una due diligence per definire gli esatti concambi, tuttavia per ora la situazione sarebbe in fase di stallo. Da definire ci sarebbe anche il governo societario della nuova realtà: secondo le prime indicazioni emerse dagli incontri il fondatore di Yoox, Federico Marchetti, sarebbe dovuto restare amministratore delegato. Al contrario, il presidente sarebbe stato espressione di Richemont: candidata naturale potrebbe dunque essere Nathalie Massenet, fondatrice di Net-a-porter.
La transazione, nel caso venissero superati gli ostacoli, avrebbe una forte logica industriale. Nascerebbe infatti il primo operatore mondiale nel settore dell'e-commerce moda-lusso. Il gruppo londinese Net-a-porter è uno dei leader del settore. Richemont lo ha comprato nel 2010 dopo un’offerta da 350 milioni di sterline. La società ha un giro d’affari in forte crescita, anche se la redditività non è ancora stata raggiunta: con un fatturato di 368 milioni di sterline e una perdita netta 19 milioni di sterline nell’ultima riga di bilancio. Ma in futuro i numeri potrebbero migliorare: un recente report di Barclays ha definito Net-a-porter uno dei principali driver di crescita per Richemont, grazie soprattutto alla presenza sui mercati asiatici. Per Yoox, al contrario, l'aggregazione con un altro operatore sembrerebbe ormai la strada futura. Non è un caso che diversi investitori istituzionali si siano posizionati nell’azionariato dell’azienda con piccole quote: oggi il flottante del gruppo è superiore al 50%, mentre il fondatore Federico Marchetti possiede il 7% delle azioni e l’imprenditore Renzo Rosso un 8% del capitale. Per Yoox, che ha previsto per fine anno un rialzo del fatturato e dei profitti, il business continua a girare in modo positivo grazie agli ultimi investimenti: alla crescita potrebbero contribuire i 32 online store della linea di business mono-marca a oggi attivi ed entro la fine del 2013 saranno lanciati tutti gli online store previsti dalla joint venture con Kering.
Tuttavia, al di là dell’espansione per linee interne, la possibilità di entrare nell’orbita di un grande player del lusso potrebbe essere una scelta obbligata nell’immediato futuro. Net-a-porter e Yoox sembrano inoltre essere complementari. Dal 2006, Yoox progetta e gestisce gli online store mono-brand dei principali brand di moda che intendono offrire su Internet la stessa collezione disponibile attualmente nei negozi. Al contrario, Net-a-porter fa solo multi-brand di fascia alta. L’unione potrebbe quindi avere una logica, visto che il mono-brand sembra destinato in futuro a essere gestito direttamente all'interno delle maison: uno dei marchi che va meglio online, per fare un esempio, è Gucci, che si fa ecommerce in casa propria. Insomma, si tratterebbe di un’operazione con un senso industriale che, tuttavia, per ora avrebbe difficoltà a realizzarsi.