Ora si starebbero muovendo gli inglesi Vodafone e gli americani di AT&T per valutare l’acquisto di Tim Brasil, controllata di Telecom Italia nel Paese sudamericano. Ma la situazione appare ancora di difficile lettura, anche perché i responsabili delle due authority brasiliane – cioè l’Anatel (l’autorità delle telecomunicazioni) e l’antitrust Conselho Administrativo de Defesa Econômica (Cade) – starebbero ancora valutando attentamente le conseguenze dell’operazione di riassetto azionario di Telco.
A muoversi non sono però soltanto le due authority, ma anche il Governo brasiliano sta tenendo la situazione sotto stretta osservazione. Il ministro delle Comunicazioni Paulo Bernardo si sarebbe espresso sul tema, indicando che la legge brasiliana vieta che uno stesso gruppo delle Tlc possa possedere più del 50% di quota di mercato.
Di sicuro, non si tratta di una decisione semplice: anzi, secondo alcune fonti vicine alle authority, ci potrebbe volere diverso tempo prima di capire cosa sarà costretta a fare Telefonica in Sudamerica. Secondo le prime indicazioni, il gruppo di Cesar Alierta potrebbe avere circa un anno di tempo per risolvere il nodo in Sudamerica.
Gli esperti antitrust del gruppo iberico sarebbero in questi giorni a Brasilia, proprio per avviare un tavolo di discussione con l’Anatel e il Conselho Administrativo de Defesa Econômica. Da gennaio il Conselho Administrativo de Defesa Econômica starebbe, inoltre, indagando se Telefonica abbia o meno violato l’accordo firmato con l’Antitrust tre anni fa, in base al quale il gruppo iberico si era impegnato a non interferire nella gestione di Tim Brasil. Il tema avrebbe dovuto essere discusso in una prossima riunione in programma per il 9 ottobre e ora, dopo il raid di Telefonica su Telco, è probabile che il dossier all’esame dell’antitrust possa prendere un’accelerazione.
L’impressione è che le posizioni dell’Anatel e del Conselho Administrativo de Defesa Econômica non siano però ancora totalmente allineate sull’argomento.
Secondo alcune indiscrezioni, l’Anatel potrebbe infatti preferire la cessione di Tim Participacoes (cioè la scatola quotata alla Borsa di San Paolo che controlla Tim Brasil) anzichè lo spezzatino: in questo caso sul mercato carioca potrebbero entrare con prepotenza alcuni gruppi ricchi di cassa da spendere, come appunto gli inglesi di Vodafone e gli americani di At&t. Questi ultimi, assieme ai loro advisor, sarebbero già alla finestra e sarebbero pronti ad intervenire.
Al contrario, il Conselho Administrativo de Defesa Econômica avrebbe anche aperto alla possibilità di uno spezzatino di Tim Brasil tra gli attuali quattro principali concorrenti: Telefonica, Oi e America Movil. Molto dipenderà dall’analisi dell’attuale situazione di mercato nel Paese sudamericano: il settore è oggi controllato da Vivo-Telefonica con quasi il 30% delle Tlc, seguito da Tim Brasil con circa il 27%, da America Movil-Claro con il 25% e da Oi (la partecipata di Portugal Telecom sostenuta dal governo di Brasilia) con circa il 18%. La somma della partecipazione di Vivo con quella di Tim Brasil supererebbe quindi ampiamente la soglia del 50% decisa dal governo brasiliano.
Insomma, il riassetto in Brasile per Telefonica sembra ormai una scelta necessaria, anche se da definire restano i tempi e la modalità dell’operazione: da scardinare ci saranno anche le resistenze nel consiglio di amministrazione di Telecom Italia, visto che il presidente esecutivo Franco Bernabè si è espresso contro la cessione della controllata, sottolineando che la vendita delle partecipazioni estere in America Latina cambierebbe «in modo radicale la strategia del gruppo, portandolo a diventare un operatore di dimensione esclusivamente nazionale».