Il Fondo Strategico Italiano potrebbe allearsi con la F2i di Vito Gamberale per conquistare il gruppo Sia, la società che gestisce i sistemi di pagamento della rete nazionale interbancaria, e che è attualmente controllata dalle banche.
L’alleanza sarebbe allo studio per formare una cordata italiana capace di rilevare il controllo del gruppo Sia (la cui valutazione è compresa tra 500 e 700 milioni). Il gruppo finanziario guidato da Maurizio Tamagnini si sarebbe mosso sul dossier Sia da prima dell’estate: sarebbero state intavolate discussioni con le due grandi banche azioniste di Sia, cioè Intesa Sanpaolo e UniCredit. Fsi avrebbe quindi iniziato la due diligence sull’azienda nell’ultimo mese assieme ai propri consulenti legali e contabili: lo studio Bonelli Erede Pappalardo, Ernst & Young e At Kearney.
L’ipotesi di un’alleanza tra Fsi e F2i sarebbe comunque in fase preliminare. Per statuto (tranne in alcuni casi definiti) il Fondo Strategico Italiano non può effettuare operazioni, nelle quali acquista il controllo delle aziende: un’alleanza con F2i potrebbe essere strategica per superare questo ostacolo.
Inoltre il Fondo Strategico e la F2i di Gamberale hanno relazioni abbastanza consolidate da diverso tempo: sono entrambi soci in Metroweb e entrambi hanno nel loro capitale la Cassa Depositi e Prestiti.
Oggi Sia è controllata da un patto di sindacato che ha circa il 65% del capitale suddiviso tra Intesa Sanpaolo (30%), UniCredit (25%) e Mps e Bnl-Bnp Paribas con quote analoghe attorno al 5 per cento. Nel dossier Sia, fin dall’inizio, quando gli attuali soci bancari hanno aperto nuovamente a un’ipotesi di cessione, è parsa cruciale l’italianità del potenziale compratore: linea che sarebbe stata dettata anche dalla Banca d’Italia. Quest’ultima è infatti a favore di una Sia italiana, vista la rilevanza d’interesse nazionale dell’asset per la gestione della "rete finanziaria". L’obiettivo è sempre stato quello di difendere Sia dai gruppi stranieri che da tempo la corteggiano: ultimamente c’era stata qualche avance da parte di Mastercard e 4 anni fa il fondo di private equity inglese Bridgepoint e il gruppo franco-olandese Atos si erano fatti avanti.
Negli scorsi mesi, anche se non sarebbe stata scelta la strada di un processo strutturato, le banche azioniste di Sia hanno aperto (tramite i loro advisor Hsbc e studio Pedersoli) un tavolo di trattative con l’Istituto Centrale delle Banche Popolari presieduto da Giovanni De Censi e guidato dall’amministratore delegato Giuseppe Capponcelli. Icbpi si sarebbe mosso in partnership con il gruppo Equens.
L’istituto centrale delle banche popolari e Equens, assieme agli advisor Equita e Nomura, avrebbero presentato un piano che punta a coinvolgere nell’azionariato anche UniCredit e Intesa Sanpaolo (con quote di circa il 5% a testa) e pure alcune delle banche popolari e delle casse di risparmio che sono azioniste di Icbpi.Tuttavia, dopo l’ingresso sulla scena della coppia Fondo strategico-F2i, la situazione sembra in rapida evoluzione.