Sono i nuovi padroni della finanza mondiale. Complessivamente gestiscono, secondo i dati ufficiali, pacchetti azionari di società per oltre 2mila miliardi di dollari. E hanno una potenza di fuoco di qualche migliaio di miliardi di dollari pronta a esplodere. I fondi sovrani, da Qatar a Abu Dhabi fino a Kuwait, Singapore e Kuala Lampur, sono oggi gli unici investitori in grado di modificare gli equilibri delleconomia mondiale. I loro capitali derivano dai surplus di bilancio e, nella maggioranza dei casi, dai soldi da reinvestire ottenuti dalla produzione e vendita del petrolio.
In Italia ormai sono attivi ormai da qualche tempo. Soprattutto il fondo sovrano del Qatar che ha stretto un accordo con il Fondo strategico italiano (braccio finanziario della Cassa Depositi Prestiti) per costituire una joint venture (IQ Made in Italy Venture) che dovrebbe investire nelle società italiane che operano nei settori del lusso, del fashion e dellalimentare. Proprio in questi giorni proprio Qatar Holding starebbe trattando, secondo le indiscrezioni, per rilevare una quota del 10% dello stesso Fondo Strategico affiancandosi alla Cdp tra gli azionisti. Di sicuro linvestitore di Doha è quello che oggi ha i legami più stretti con lItalia: merito anche della missione in Qatar dello scorso anno dellex-premier Mario Monti, quando sono stati messi i primi paletti per investimenti importanti tra i confini nazionali. Per fare un esempio il braccio finanziari del Qatar, anche se tramite una società veicolo personale dellemiro, è la stessa che ha comprato la maison Valentino un anno fa. E ora, grazie allassist dello stesso Fondo strategico, sarebbe interessato anche a una quota di minoranza nel capitale di Versace.
Oggi gli uomini chiave del fondo di Doha sono quattro: lemiro Sheikh Tamim bin Hamad Al Thani, il Ceo della Qatar Investment Authority Ahmad Al Sayed, il governatore della Banca Centrale Sheikh Abdulla bin Saoud Al-Thani e il ministro delle finanze Ali Shareef Al Emadi. Tuttavia lItalia rappresenta ancora una briciola nelloceano degli investimenti del Qatar. Gli investimento maggiori di Qatar Holding sono infatti in Cina (che rappresenta il 30% del portafoglio) mentre in Europa il peso maggiore è in Germania (21%), Regno Unito (13%), Francia (5%), Svizzera (2%) e Spagna (2%). Per fare un esempio in Cina, fra le tante partecipazioni, è stata rilevata una quota della Agricultural Bank of China, in Inghilterra un pacchetto azionario del colosso Barclays ma anche i grandi magazzini Harrods, in Svizzera il target è stato il Credit Suisse, in Francia sono entrati nel radar i gruppi Lagardere, Vivendi e Veolia, mentre in Germania è stato rilevata una minoranza di Siemens. In Spagna, infine, la preda è stata la regina dellenergia Iberdrola.
Ovvio dunque pensare che il peso degli investimenti di Doha nel nostro Paese potrebbe aumentare, soprattutto se si aprissero possibilità di investimento nel settore delle infrastrutture, giudicato il più stabile a livello europeo. Senza dimenticare che il peso maggiore del portafoglio di Qatar Holding è nel settore finanziario, che rappresenta il 48% degli investimenti. Per ora a frenare il fondo di Doha è sempre stato il rischio Paese, ma nel caso la situazione finanziaria in Italia dovesse migliorare non è da escludere un futuro investimento del Qatar nei grandi gruppi bancari italiani.
Non è però soltanto il Qatar a guidare gli equilibri della finanza mondiale. Il più antico dei fondi sovrani è lAbu Dhabi Investment Authority, nata nel 1976. A guidarlo è lo sceicco Khalifa Bin Zayed. Adia è quello che finora ha maggiormente investito sulle banche: Citigroup, Icici Bank, Bangkok Bank, Hsbc. Sempre ad Abu Dhabi opera anche il cugino Mubadala, noto per essere entrato nellazionariato della Ferrari. Mubadala ogni anno riceve dalle casse dellemirato una decina di miliardi di dollari. Ma il legame con lItalia è più stretto per un altro dei bracci finanziari dellemirato: cioè Aabar Investments che possiede una quota di Unicredit.
Cè poi laltro fondo sovrano con storia trentennale: cioè la Kuwait Investment Authority, che ha un portafoglio in gestione di 250 miliardi di dollari e che ha tra i suoi maggiori investimenti quello nella società di gestione Blackrock. A questi fondi si uniscono quelli con una storia più recente: lAbu Dhabi Investment Council, il Bahrain Mumtalakat Holding Company, lEmirates Investment Authority, lInvestment Corporation of Dubai.
I maggiori fondi sovrani asiatici sono invece nella città Stato di Singapore e in Malesia. Qui hanno sede Temasek Holdings, il Government of Singapore Investment Company (Gic) e il Khazanah Nasional Berhad. Anche in questo caso i maggiori investimenti sono stati nel settore finanziario: da Standard Chartered, fino a Ubs, Citigroup e ancora Blackrock. Se poi ci si sposta più a Oriente cè la China Investment Corporation con un portafoglio di 332 miliardi di dollari e una quota azionaria della banca statunitense Morgan Stanley.
Da questa lista una storia a parte è invece quella della Lybian Investment Authority (Lia). Storicamente il fondo sovrano di Tripoli è quello con i maggiori legami con lItalia (con partecipazioni in Eni, Fiat, Unicredit e nella Juventus). Tuttavia resta da capire quali effetti avrà il riassetto, provocato dalla recente guerra civile, sulle strategie di investimento della Lia.