Il magnate cinese Li Ka-Shing e la sua Hutchison Whampoa abbandonano momentaneamente il dossier Telecom Italia e cercano un’alternativa di consolidamento sul mercato italiano: nelle ultime settimane, secondo le indiscrezioni, sarebbero infatti iniziati dialoghi per un’unione tra 3 Italia, controllata dal colosso cinese delle Tlc Hutchison Whampoa, e il gruppo Wind, a propria volta posseduto dal colosso VimpelCom. I rumors sull’avvio di discussioni tra 3 Italia e Wind si stanno facendo fitti a ridosso del 5 luglio, quando si terrà il consiglio di amministrazione di Telecom Italia che tuttavia dovrebbe prendere atto dello stallo delle trattative fra la società guidata da Franco Bernabè e 3 Italia, anche in vista di avere più dettagli sui tempi e sulle modalità dello scorporo della rete. Non è la prima volta che 3 Italia e Wind provano ad avviare una fusione: contatti c’erano già stati in passato, ma non erano mai andati a buon fine. Ora le discussioni riprendono, anche perché in Italia come nel resto d’Europa (in particolare Francia e Germania) si sta andando necessariamente verso un consolidamento del mercato della telefonia dove 4 operatori (con l’aggiunta di Vodafone) sembrano davvero troppi. Gli spazi di crescita per gli operatori mobili sembrano ridotti e le campagne commerciali troppo aggressive e a prezzi stracciati sembrano più fonte di perdite che di guadagni. Quindi se non ci sarà il matrimonio tra Telecom Italia e 3 Italia, è assai probabile che le unioni saranno tra gli altri contendenti. I nodi sul tavolo restano tuttavia diversi. C’è prima di tutto il problema della governance. Chi andrà a comandare nel caso di una fusione tra 3 Italia e Wind? Resta infatti da capire quali saranno i pesi tra i due azionisti, due pezzi da novanta nel settore globale delle telecomunicazioni come appunto il gruppo di Hong Kong Hutchison Whampoa e Vimpelcom che a propria volta ha come soci forti la Altimo dell'oligarca moscovita Mikhail Fridman (proprietario della Alpha Bank) e la norvegese Telenor (il cui socio è il fondo sovrano norvegese). Su questo tema verterebbero dunque i colloqui preliminari che sarebbero in corso in modo molto riservato tra gli azionisti e i vertici di 3 Italia e di Wind, con il coinvolgimento degli amministratori delegati Vincenzo Novari e Maximo Ibarra. Nelle trattative con Telecom Italia il colosso asiatico Hutchison Whampoa aveva infatti il vantaggio di avere come controparte una società quotata, con un titolo assai depresso a livello borsistico e con una compagine di azionisti (racchiusi nella holding Telco) decisi a archiviare il patto di sindacato. Fra 3 Italia e Wind le valutazioni dei due gruppi potrebbero invece essere più difficili. Entrambe sono due società non quotate e entrambe evidenziano la crescita del loro business sul mercato italiano. Da una parte c’è Wind con ricavi totali a 5,4 miliardi di euro (con una crescita del 2,1% al netto dell'impatto del taglio della tariffa di terminazione mobile) e clienti della telefonia mobile a oltre 21,6 milioni (in aumento del 3%). Dall’altra c’è 3 Italia, Il problema principale è però la struttura finanziaria dei due gruppi visto che Wind ha debiti per 3,5 miliardi di euro mentre 3 Italia ha debiti per circa 4 miliardi e perdite pregresse per 6 miliardi sempre ripianate in passato dal suo facoltoso azionista cinese.
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