Il nodo del prezzo è la variabile nella cessione dei ristoranti Billionaire e Twiga posseduti da Flavio Briatore in giro per il mondo. Secondo i rumors, trattative sarebbero infatti in corso con il fondo di private equity Peninsula, già noto in Italia per gli investimenti nei treni ad alta velocità Italo, ma anche in Kiko cosmetici, in Cliniche Garofalo e in Guala. Ma in corsa, secondo alcune indiscrezioni, potrebbero esserci anche altri tre fondi di private equity.
L’imprenditore e manager Flavio Briatore punta ad aprire il capitale, forse a cedere anche il controllo (pur restando sempre in minoranza e a capo della gestione), ma il nodo resta appunto la richiesta elevatissima che avrebbe fatto ai potenziali compratori.
Il dossier di cessione dei ristoranti è partito prima dell’estate con un nome ambizioso: “Progetto Glamour”. Affidato alla banca d’affari Mediobanca, è stato sottoposto a diversi possibili acquirenti: è stato preso in considerazione anche da gruppi strategici e del lusso, tra i quali la conglomerata Lvmh.
Ora in corsa sarebbero restati solo private equity. Il piccolo impero di Briatore nei ristoranti di lusso ha un giro d’affari di circa 60 milioni di euro: è fortemente focalizzato sull’estero, tanto che l’Italia conta solo per il 12 per cento.
Le capitali dei grandi ricchi sono più attraenti per questo tipo di business: a Montecarlo viene generato il 32% degli introiti, ma soprattutto da Dubai arriva il contributo maggiore con ben il 44% delleentrate. A generare più fatturato è infatti il Billionaire di Dubai che genera ben 18,1 milioni di giro d’affari e 5,7 milioni di margine operativo lordo. Il Beefbar sempre di Dubai vale invece circa 7 milioni di fatturato e 2 di Mol. Il Crazy Fish, ancora a Dubai, genera quasi 4 milioni di vendite e poco più di un milione di Mol.
Se si passa al Principato di Montecarlo, al contrario, il Twiga si evidenzia con 11 milioni di fatturato e 3,9 milioni di Ebitda (con una redditività del 35%).C’è poi il Cipriani, sempre di Montecarlo, con 7,7 milioni di fatturato e quasi 3 milioni di margine operativo lordo.
Tra gli asset in portafoglio c’è anche la pasticceria milanese Cova, localizzata sempre a Montecarlo. Quest’ultimo locale, posseduto in partnership con Lvmh, genera 2,3 milioni di fatturato e circa mezzo milione di margine operativo lordo.
Il restante 12% degli incassi viene prodotto dal ristorante di Londra.Il Sumosan Twiga genera circa 8 milioni di giro d’affari e oltre 2 milioni di Mol. Poco vale appunto l’Italia:Il Twiga di Forte dei Marmi, posseduto assieme a Daniela Santanché, genera 4 milioni di fatturato e 1 milione di Ebitda. Il Billionaire in Sardegna quasi 4 di fatturato e poco meno di un milione di Mol. Complessivamente nel 2017, i 9 ristoranti del gruppo hanno così raggiunto i 53,9 milioni di fatturato con 14,6 milioni di Ebitda. A fine 2018 è prevista una chiusura di giro d’affari a quasi 66 milioni con poco meno di 20 milioni di margine operativo lordo e quindi con una redditività del 30,2 per cento.